lunedì 29 novembre 2010

Musica Araba di oggi

La musica arabo-andalusa è un genere di musica di ceppo arabo migrata nel sud della Spagna e fiorita fra il IX ed il XV secolo durante l'occupazione araba dell'Andalusia. Essa viene oggi associata con la musica del Marocco (al-Âla), ma musiche dello stesso genere sono comuni in Algeria (Gharnâtî, e San'a), Tunisia e Libia (al-Maalûf).
ORIGINI
La musica classica andalusa nacque nel Califfato di Cordova (Al-Andalus) nel IX secolo. Il musicista persiano Ziryâb che fu musicista di corte di Abd al-Rahman II a Cordova, è normalmente accreditato di esserne stato il capostipite. Successivamente, il poeta, compositore e filosofo Ibn Bâjja di Saragozza sembra abbia fuso insieme la musica di Ziryab con la musica classica occidentale[senza fonte] dando vita ad un nuovo stile che si diffuse in Iberia ed in Nord Africa. La musica classica andalusa arrivò in Nord Africa attraverso secoli di interscambi culturali. Le dinastie Almohada e poi Merinida furono presenti sia in Andalusia che in Marocco ed altri paesi del Nord Africa. Un massiccio reinsediamento di musulmani e sefarditi provenienti da Cordova, Siviglia, Valencia e Granada, in seguito alla Reconquista, diffuse questa musica in tutto il Nord Africa.

domenica 28 novembre 2010

La musica nell'Africa Nera.

.Le peculiarità
della musica africana

J.H. Kwabena Nketia, etnomusicologo del Ghana, definisce lo studio della musica africana a sud del Sahara come "lo studio della diversità nell'unità". Osservate complessivamente dall'esterno, infatti, le musiche africane sub-sahariane mostrano un insieme di caratteristiche e di tendenze comuni, mentre a una osservazione più attenta risulta evidente la presenza di una grande varietà tra le diverse tradizioni. Molti dei caratteri generali della musica africana sono ben noti: uno dei più comuni di tali caratteri è costituito dalla tendenza a porre in primo piano gli aspetti ritmici della musica. In gran parte della musica africana l'interesse per il ritmo prevale su altri aspetti quali la melodia o l'armonia. Indubbiamente a questo proposito vien fatto di associare alla musica africana l'uso dei tamburi: ma anche più diffuso dell'impiego dei tamburi è l'utilizzo in funzione ritmica di una vasta gamma di strumenti idiofoni non melodifici (sonagli, gong, idiofoni a percussione reciproca, campane e simili). Più in funzione ritmica che in funzione melodica vengono spesso utilizzati anche strumenti eminentemente melodici quali xilofoni [balafon], liuti, flauti e arpe.
Dato il grande rilievo che assume il ritmo si rileva anche, in gran parte della musica dell'Africa Nera, una generale preferenza per strutture ritmicamente complesse. In primo luogo, i moduli ritmici africani tendono a essere brevi e ripetitivi e uno o più di questi moduli fungono spesso da unità costitutive di base ovvero da struttura sottostante della forma musicale. Un'altra tendenza della musica africana è rappresentata dal fatto che i sistemi di accordatura spesso sono definibili solo per sommi capi.
Una delle più comuni osservazioni formulate a proposito della natura della musica africana riguarda la dipendenza di questa musica dalle circostanze dell'esecuzione e dal contesto funzionale entro il quale viene a inserirsi. L'uso degli strumenti musicali, poi, può assumere valenze o significati differenti in relazione all'etnia oltreché, appunto, alla circostanza e al contesto. Vi è dunque una grande varietà di musiche: musiche da lavoro, ninne-nanne, musiche per il raccolto, per il gioco o ancora musiche eseguite nel corso di cerimonie rituali come sepolture o riti di pubertà, musiche per danze, per matrimoni, nascite, musiche di accompagnamento a processioni e così via. Tutto ciò è caratteristico delle espressioni musicali di tutti i Paesi del continente africano.

lunedì 22 novembre 2010

La musica cinese.

La Musica cinese, ritenuta di origine divina e strettamente connessa alla cosmologia e all'astrologia, durante la dinastia Zhou (1122 a.C.-256 a.C.) aveva un ruolo importante all'interno delle complesse situazioni rituali cinesi: associata alla danza, essa accompagnava i cerimoniali religiosi collegati alla natura e alle tappe fondamentali della vita umana, inoltre si credeva che in cina la musica avesse un ruolo formativo per lo spirito.
Gli strumenti erano divisi in otto gruppi determinati dal materiale del corpo vibrante: seta, canna, argilla, pelle e zucca;  il filosofo Confucio (551-479 a.C.) espresse opinioni molto simili a quelle che, nel V secolo a.C., il greco Damone divulgava ad Atene, soprattutto riguardo alla necessità di un attento controllo statale sulla diffusione dei repertori musicali. Gli strumenti erano divisi in otto gruppi determinati dal materiale del corpo vibrante: seta, canna, argilla, pelle e zucca.




La musica giapponese.


La musica giapponese comprende molti generi diversi. Molti cantanti spaziano dalla musica popolare alla musica classica europea. Il termine musica in giapponese moderno è, ottenuto combinando l'ideogramma con l'ideogramma. Il panorama musicale nel Giappone moderno comprende una larga schiera di cantanti i cui interessi variano dal rock giapponese alla salsa giapponese, dal tango giapponese al country giapponese. La musica giapponese è sempre stata collegata a rituali legati alla cultura, alla letteratura ed alla danza del paese. La musica per il teatro è un settore molto importante nella tradizione giapponese. La musicologa Isabel Wong attribuisce all' "amore dei giapponesi per la narrazione il rituale della loro musica classica" e rileva anche quanto i giapponesi siano molto più attenti alle parole che alla musica. È per questo motivo che tutti gli strumenti musicali giapponesi furono musica popolare del XIV secolo suonata dallo shamisen uno strumento simile alla chitarra.